Sono dal dottore e ho voglia di scrivere un post per questo blog che con i dottori non centra niente. Allora, dopo aver atteso fuori dalla porta dell’ambulatorio per qualche minuto, con un capannello di persone che si faceva via via sempre più fitto, entro e mi dirigo verso la sala d’aspetto. A quel punto, inizia una disquisizione su quale sia l’ordine giusto e su chi debba entrare prima. La questione si assopisce dopo poco ma appena entra un signore ritardatario e domanda: “chi è l’ultimo per il dottor B.?”, scoppia il putiferio. Cade una gragnola di ipotesi: “c’eravamo io, lei, lei e quell’altra” seguite da “no! C’era lei, io, lei e l’altra”, strillate con voce gracchiante e stridula da signore che fanno dell’ordine d’entrata un diritto inalienabile e lo difendono a suon di “ma ci mancherebbe -risatina stizzita- che da prima vada a finite decima!”. Insomma, si solleva un polverone e ci si offende e si urla per una cosa così stupida che io rimango basita. Tutto perché nessuno si è premurato di indagare quale fosse l’ordine, ma soprattutto perché non ci si spiega e non si sa parlare con calma. Com’è che tutti sono così suscettibili? Perché si è pronti ad offendersi ed offendere per così poco? E com’è che alla fine tutte le signore supponevano che io fossi l’ultima? Perché ero la più giovane della compagnia?
Chiedo venia per lo sfogo ma certe liti insulse mi provocano sbigottimento e ho bisogno di parlarne con qualcuno per capire se sono io ad essere strana o la gente che è isterica.
Peace.
G.